Cerca e trova immobili

LUGANOVia Antonio Chiesa, "Non più di 5 anni di detenzione"

13.10.14 - 17:26
Richiesta dall'avvocato difensore una massiccia riduzione di pena. L'imputato: "Mi saranno restituite le foto di mio figlio?"
Ti-Press (archivio)
Via Antonio Chiesa, "Non più di 5 anni di detenzione"
Richiesta dall'avvocato difensore una massiccia riduzione di pena. L'imputato: "Mi saranno restituite le foto di mio figlio?"

LUGANO - E' al massimo di 5 anni la pena ritenuta idonea da parte dell'avvocato Massimiliano Parli, legale del 37enne alla sbarra per tentato omicidio a seguito dei fatti del 7 novembre 2013 di via Antonio Chiesa, strada del popoloso quartiere di via Soldini.

 

Una richiesta di riduzione massiccia di pena, che l'avvocato ha così giustificato: "All'imputato va inflitta una pena giusta commisurata alla colpa dell'imputato, che non è senz'altro quella richiesta dal procuratore pubblico, sproporzionata. Deve essere riconosciuta la scemata imputabilità di grado medio. La sua colpa è grave, la vita della vittima è stata in pericolo e il danno è permanente. Non ci piove. La vittima ha però recuperato parte delle sue funzioni, deambula con il girello e si fa capire anche se fatica a parlare. La capacità di intendere e volere non è stata compromessa". L'avvocato ha poi ricordato che l'imputato si è consegnato alla polizia e non ha scelto la fuga.

 

"Egli non ha mai avuto l'intenzione di aggredire due anziani", ha detto l'avvocato Parli. L'avvocato difensore, nella sua arringa, ha ricordato il senso di vergogna del suo assistito per quello che ha fatto. "Mai e poi mai avrebbe alzato le mani nei confronti dei genitori", spiega l'avvocato ricordando le frequentazioni dell'imputato con i genitori e la ex ragazza.

 

"Quel giorno è successo qualcosa di straordinario, determinato da un altro evento straordinario", ha continuato l'avvocato. L'evento straordinario è la frase dell'anziano, ossia l'accusa di essere un fallito, sia come padre sia come uomo. "Pronunciata doveva essere qualcosa di grave che andava a toccare un nervo scoperto".

 

"Una frase che avrebbe avuto l'effetto di una coltellata", ha dichiarato l'avvocato, che insiste a lungo su questa versione e contesta quella data dall'accusa secondo cui, ricordiamo, il padre si sarebbe rivolto all'imputato dicendo semplicemente "non ti devi permettere".

 

L'atto di accusa non viene contestato dalla difesa, che chiede alla corte di riconoscere il tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale e non per dolo diretto.

 

L'avvocato ha ricordato l'infanzia difficile dell'imputato, cresciuto in uno dei quartieri più malfamati di Napoli, abbandonato dal padre e con la madre sofferente di alcolismo. "Nato senza una famiglia non è mai riuscito a godersene una propria". Cosa gli è rimasto? Soltanto l'affetto del figlio. "Non è un mostro, è soltanto una persona con problemi psichici. Una volta espiata la pena, l'imputato vuole rifarsi una vita. Ha imparato la lezione".

 

Alla fine il giudice dà l'ultima parola all'imputato che, preoccupato per le foto di suo figlio, ha chiesto se esse verranno restituite. La sentenza è prevista domani per le ore 15.

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE